Nella collettiva confusione di idee degli italiani su ruoli e funzioni si registra questo.
Da un lato i giornalisti amano definirsi i “cani da guardia del potere”, ma poi per fortuna hanno una serie di regole professionali che impedisce loro, o dovrebbe impedirgli, di agire per teoremi, illazioni, chiacchiere e notizie non verificate. Insomma di fare propaganda o di sparare nel mucchio, senza prove. Dall’altro una vasta parte dell’opinione pubblica scambia i giornalisti per figure con i poteri di indagine dei carabinieri, ma con la natura dei giustizieri: gente che dovrebbe cioè denunciare, su delazione di qualcuno che ha interesse a farlo ma vuole restare accuratamenta nascosto, si capisce, i mali e gli scandali della società.
Il risultato è un curioso cortocircuito: secondo costoro dovrei essere io giornalista a prendermi la responsabilità di fare denunce senza prove, visto che le prove dei fatti denunciandi le hanno loro ma non vogliono nè fornirle a me, nè esporsi di persona.
Insomma vorrebbero che qualcuno, senza essere carabiniere, indagasse come i carabinieri e poi divulgasse il risultato delle indagini ma senza fornire nè le prove, nè la fonte delle proprie informazioni.
Olè. Armiamoci e partite.