Non che fossi illuso sulle speranze luminose e progressive della calante categoria dei giornalisti di viaggio, ma, a qualche anno dalla costituzione su FB di un gruppo “di servizio” (qui) pensato per tutti noi colleghi del settore, non posso negare una certa delusione.
Doveva essere un gruppo di dibattito e di notizie utili a chi questo lavoro lo fa per mestiere, con regole esplicite e perfino un po’ arroganti, magari, ma ferree e da me infatti sempre applicate in modo ferreo: tutti leggono, ma si diventa membri solo se già ci si conosce e/o ci si presenta; non si accettano autopubblicazioni, ma solo spunti di discussione e sempre legati alla sfera professionale; niente marchette, propaganda, pubblicità occulta o meno, etc.
Ebbene (vado a memoria), degli attuali 160 membri appena un paio sono entrati dopo essersi presentati, tutti gli altri già li conoscevo. In compenso ci sono 444 (quattro-quattro-quattro) persone in lista di attesa: perfetti sconosciuti, sedicenti giornalisti, turisti per caso, pr, etc. ovvero gente che ha dimostrato di non aver letto nemmeno le due righe introduttive del gruppo medesimo.
Nessuno si offenda, ma se il gruppo ha uno scopo e delle regole, un motivo ci sarà.
Tutti possono leggere perchè è giusto che tutti vedano ciò di cui si parla e possano da fuori farsi un’idea di come funziona questo modo “dentro”. Ma a scrivere allora devono essere per forza quelli che dentro, appunto, ci sono.
Ho scritto devono ma avrei dovuto scrivere dovrebbero, perchè se scorro la cronologia mi accorgo che i contributi alla discussione diversi dai miei si contano sulle dita di una mano.
Quindi ai membri non importa un tubo (cosa perfettamente legittima) della materia. Ma se così è, il gruppo è inutile e non merita nemmeno il poco tempo che gli dedico.
Eppure la stessa cronaca darebbe milioni di spunti, in questa stagione.
Forse ci sono un po’ di cose da ripensare…