Stavolta più che un pensiero, è una domanda. Una domanda seria. Questa: ma, al netto di altre e magari giuste ragioni, protestare per le quali però un momento vale l’altro, che hanno da insorgere i detenuti se, in un’emergenza come questa, le visite vengono sospese per qualche settimana? Mi pare un provvedimento indispensabile e nel loro diretto interesse. Paradossalmente infatti da un lato, finché dietro le sbarre non c’è contagio, nessuno, visto lo stato di reclusione, è più al sicuro di loro dal coronavirus, mentre dall’altro, per il medesimo motivo, una sola infezione potrebbe trasformarsi in una bomba carcerario-sanitaria esiziale, vista la detenzione. Non lo capiscono? Pur comprendendo il particolare stato emotivo di chi è in carcere, mi pare strano. Anzi, incredibile. Se fossi lì, pretenderei in ogni modo che la mia “quarantena forzata” fosse garantita. Sbaglio?