In questo che si rivela sempre più un anno-ecatombe, ieri è toccato a Ginger Baker, batterista-mito e soprattutto personaggio di non comune spessore. Avevo letto un paio d’anni fa una sua interessante intervista, provocatoria e spigolosa al punto giusto.
L’anagrafe purtroppo chiede il suo tributo e non fa sconti.
Sarebbe però interessante se la scomparsa di Baker desse finalmente il via a qualcosa che nel rock – per tutto ciò che un’etichetta così onnivora può significare – ancora manca: una stagione di rilettura critica della musica e dei musicisti, tesa a cogliere certe sfumature che la contemporaneità e il loro far comunque parte di un sistema comporta.
Prima o poi si dovrà cominciare.
So long, Ginger.