Supponiamo che esci di casa e in giardino senti odore di gas. Non forte, ma lo senti. Potrebbe essere preoccupante oppure no, quindi per scrupolo chiami il referente di zona della ditta fornitrice. Lui ti dice di contattare il servizio clienti e di chiedere un intervento tecnico.
Chiami e tra musichine e insopportabili messaggi preregistrati che ti fanno due palle così (scusate il francesismo) sulla privacy, ascolti quello secondo cui, in caso di emergenza (ma come si misura l’emergenza?), bisogna chiamare l’apposito numero verde. Ma perché allora mi hanno detto di chiamare il servizio clienti?, ti chiedi. Comunque attendi in linea.
Nell’attesa che qualcuno risponda, passano venti minuti.
Siccome sei in auto e hai da fare, ti stufi e chiami il numero delle emergenze. Sottolineo: emergenze. Altro nastro che dice che registrano tutto, che lì si occupano solo di incendi e perdite di gas e che, in caso di falso o esagerato allarme, il costo dell’intervento sarà addebitato al cliente. Traduzione pratica: la gravità e quindi l’eventuale addebito li valutiamo noi professionisti, ma la percezione del pericolo la affidiamo all’incompetenza di te cliente, quindi se c’è un falso allarme la colpa è tua.
Sarebbe già fantastico così, ma non è tutto.
Dopo un minuto buono di questi avvisi, mi risponde un tizio da Milano.
Gli spiego brevemente, lui prende nota e mi chiede nome, cognome, indirizzo, intestazione dell’utenza (da cui lui ha o dovrebbe già poter ricavare tutte le informazioni utili).
Poi mi fa: codice cliente?
Io: prego?
Lui: è sulla bolletta.
Io: ma io chiamo per un’emergenza, sono fuori e non ho una bolletta sotto mano. Chi è che in caso di emergenza si preoccupa di averne una lì a disposizione? Mica posso dire “scusi, signor gas, si trattenga, devo andare a cercare la bolletta”.
Lui: mi lasci un recapito telefonico (che ovviamente già hanno, oltre a gruppo sanguigno, numero di scarpe e id di facebook, ndr), un tecnico la richiamerà.
È passata mezz’ora e non si è sentito nessuno.
Quasi quasi torno a casa a recuperare il codice cliente. O il libretto degli assegni per pagare il falso allarme.