Come qualcuno sa vivo in una vecchia casa nella campagna toscana. Roba medievale, mediamente.
Eppure oggi scopro che dormo, mangio e lavoro su un “sito archeologico”.
Questa poi.
Ma la scoperta davvero copernicana è un’altra. E cioè che si tratterebbe di vestigia lombarde. Sì lombarde: Milano, Varese, Pavia. Insomma quelle. Nemmeno che Alberto da Giussano fosse nato qui.
O è un tentativo di attribuirmi un’archeologia politica?
Apprendo tutto ciò, lo sottolineo, dalla fonte per antonomasia dell’informazione di oggi: la celebratissima rete.
Con l’aggravante che non trattasi dei ragli di un grafomane qualunque, ma di un sito istituzionale.
Ora ci sarà il solito buonista, pompiere e minimizzatore che dirà via, che sarà mai, un errore capita a tutti, eccetera.
Certo.
Ma in un mondo normale, diciamo pure professionale, azzardiamo addirittura ufficiale, una rilettura, una verichifichina, un controllino proprio non ci stanno? La scelta appena appena soppesata di un estensore a cui, di colpo, mentre scrive “lombardo”, si accenda la fatale lampadina che avvisa che qualcosa non torna?
E, se la lampadina non si accende a lui, non si accende nemmeno a chi rilegge?
Voi mettetela come volete, ma questo è un mondo di buffoni consapevoli di esserlo.
Esecutori e committenti.
Il resto è archeologia lombarda.
