LIBRI: IN MEDIO STAT VIRUS (PdM/55).
Cosa avrà inoculato nel Giuseppi furioso il bacillo della letteratura, al punto da indurlo a far riaprire le librerie? Le pressioni politico-intellettuali dell’alleato Renzie o le raffinate letture del gelataio Giggino? O forse la convinzione che leggere immunizzi dal virus circolante?
Mistero.
Resta che, quasi fossero alimentari e farmacie, le librerie potranno stare aperte.
Una decisione rivoluzionaria, destinata a cambiare per sempre le prospettive tanto della clausura civile quanto dell’economia nazionale.
Già mi vedo a vergare l’autocertificazione da poter sventolare beffardo sotto il naso del supercilioso pizzardone con su scritto “vado a comprare il nuovo romanzo di Moccia” e lui che, colpito, mi dice grave: “Vada, vada”.
Perché questa delle librerie è un vero colpo di genio di cerchiobottismo masochista.
Da un lato si spalanca infatti un nuovo, inutile potenziale canale di contagio, complicando ulteriormente la vita a controllati e controllori. Dall’altro si offre ai furbetti della giratina una nuova scusa per farsi due passi: se tre bocce di vino sono sanzionate come acquisto non indispensabile, nessuno potrà eccepire al cospetto dello scontrino per due tomi di Bruno Vespa (fatti propri dopo almeno un’oretta di ricreativa compulsazione tra gli scaffali, si capisce). Da un altro ancora si obbligano i poveri librai, che giustamente già sbeffeggiano Giuseppi, a rischi di infezione, a incassi di sicuro inferiori ai costi e a insuperabili problemi logistici, quando in realtà i libri già si potevano comprare on line o presso chi faceva servizio a domicilio: ce li vedete gli ingressi scaglionati e le distanze di sicurezza in una libreria indipendente da 50 mq, che sarebbe poi la tipologia che il governo dice di voler favorire?
Insomma, un capolavoro.
Ora scusate ma devo uscire a fare compere. In libreria, ovviamente. Per restare in tema ho anche già scelto il volume: “Le avventure dell’Uomo Mascherato”.
