La noiosissima F1, che ormai andrebbe abolita o declassata al livello del wrestling, sta dando l’ennesima dimostrazione di comicità involontaria.
Paese improbabile, circuito esplicitamente disegnato per fare da spot turistico, pieno di strettoie ridicole che cercano di imitare Montecarlo senza averne – nè possibilità di averne – il fascino, la tradizione e l’unicità.
Infinite interruzioni con l’intervento della pallosissima safety car, il tutto senza neppure vedere i fuochi artificiali tipo F3 di una volta: ipertecnologia, direzione di gara superciliosa, voyerismo acustico, telemetrie e patetici scambi radio, gare in notturna o a orari ridicoli per assecondare il fuso orario di luoghi esotici che trasformano una gara di auto in un videogioco a cui si assiste a distanza.
Il tutto con piloti superprofessionisti miliardari che poi ogni tanto s’incazzano e si fanno i dispetti. Ma nessuno che scenda e prenda davvero a cazzotti l’avversario.