Niente polemiche, dico sul serio, visto che non capisco nulla della materia.
I cinesi già sapevano i primi dell’anno.
Il resto del mondo l’ha saputo un mesetto fa. Quindi per alcune settimane 11 milioni di cinesi (e non) potenzialmente infetti hanno liberamente circolato dalla città di Wuhan, focolaio dell’epidemia (sempre che sia vero), prima per il loro paese (1 miliardo e 300 milioni di persone) e poi anche fuori. Vorrei ricordare che in tutto mondo i cinesi non sono solo, anzi erano, appetitissimi turisti, nonchè colonizzatori di intere città (Prato), ma ormai padroni di mezza Africa, dove la loro presenza non turistica, ma operativo-economica, quindi con frenetici interscambi di persone, è capillare.
In pratica, cinesi o esquimesi che fossero, i primi infettati, prima ancora di sapere di esserlo, hanno certamente avuto contatti con tutto il mondo.
Essendo noto che, con buona pace di qualche anima o troppo candida o troppo furba o forse solo troppo stupida, i bacilli non sono razzisti ma ciechi, e quindi ‘ndo cojo, cojo, che l’epidemia diventasse una pandemia, colpendo trasversalmente chiunque e ovunque (con 12 ore di volo oggi si va da una parte all’altra del pianeta, incrociando nel viaggio centinaia di persone e quindi già lì potenzialmente infettandole), era, più che un’alta probabilità, una certezza.
Stante la certezza, gli unici modi per limitarla o rallentarla erano e restano quelli ovvi suggeriti dagli epidemilogi: controlli, previdenza, quarantene, precauzioni sanitarie planetarie.
In questo quadro, oltretutto dopo settimane di tam tam mediatico sulla questione, si dubitava davvero che il virus sarebbe arrivato anche da noi?
E ora, dico ora, il premier Conte “valuta” (valuta, non impone) misure straordinarie? E contro chi, cosa o come, i fantasmi? Dopo che, rispolverando superstizioni medieval-ideologiche, si sono fatte pure barriere antiepidemico-propagandistiche a colpi di cene di solidarietà con le comunità cinesi, girotondi antirazzisti a capocchia, omesse quarantene elettorali e squadernato argomenti di ponderosa intelligenza come far notare che i primi morti – che culo, eh? – sono arrivati in regione “fascioleghiste” (così ho letto, perfino) e che quindi la colpa è loro, anzi forse se la sono cercata, anzichè in quelle rosse?
Si legge addirittura, con l’esplicito compiacimento di chi si sente più vispo, che il virus l’ha portato “il manager che viaggia in business” e non l’operaio con gli occhi a mandorla. Ammesso che il manager sia stato davvero il primo, e non solo il primo ad essere diagnosticato, questo cambia qualcosa? L’avesse portato un africano, o un cileno, o un maori, sarebbe stato meglio? Qualcosa ci garantisce che altri focolai non stiano già divampando, solo che non ce ne siamo ancora accorti?
Per favore, qualcuno che ci capisce scientificamente per davvero me lo spieghi.