Finiscono com’erano cominciate: con gli inevitabili suggerimenti dei soliti esperti. Ma il bello della fine delle vacanze è scoprire che le “dritte” sciorinate adesso sono le stesse ovvietà che stampa e tv avevano propalato prima della partenza. Insomma: dopo la beffa, il danno. Con il serio di rischio di accrescere davvero il malumore di tutti.

Alzi la mano chi almeno una volta non si è irritato, o ha sbuffato, o ha dileggiato la mania tutta mediatica di dare al (presunto) vacanziere-babbeo i rituali consigli per trascorrere “meglio” le vacanze e l’estate. Un’orgia di banalità, tra le quali spiccano la molta acqua da bere (e il poco cognac durante i bagni di sole) , la molta frutta da mangiare (e, mi raccomando, niente bagnecaude e cinghiale in umido sotto l’ombrellone), il poco moto nelle ore calde (“soprattutto anziani e bambini” che invece, di solito, ingenui come sono, nel meriggio agostano sono soliti allenarsi per la maratona) e naturalmente “ abiti comodi e leggeri”. Da evitare, quindi, i colbacchi da spiaggia e i canotti termici foderati di pelo.
Ma ora le ferie sono finite, il lavoro incombe e su giornali e tg è già un’alluvione di servizi sul come superare il cosiddetto “stress da rientro”. Eh già, perché volete mettere il logorio interiore, l’ansia, il sordo e generalizzato rancore che devasta chi domani deve malauguratamente presentarsi in ufficio, orbato per sempre degli ormai inseparabili racchettoni e tamburello, orfano della lettura integrale della Gazzetta (inserzioni dei trans incluse), in crisi di astinenza dalla spalmatura quotidiana della sugna abbronzante? Dagli allora con i rassicuranti controconsigli degli esperti.
I quali esperti, però, a sorpresa che fanno? Quali utilissimi ragguagli offrono agli avidi lettori, quali astuzie, quali segreti, quali diabolici trucchi? Gli stessi dati prima delle vacanze, è ovvio.
Certo, pensateci bene: dopo un mese trascorso in panciolle, nella più adamantina e illusoriamente eterna nullafacenza, cosa di meglio, per evitare lo stress, che mantenere il più a lungo possibile la sensazione di essere ancora in ferie, in attesa che, a fine settembre, tutto cominci a tingersi di natalizio, Rinascente compresa?
E quindi (letto ieri su un quotidiano e un autorevole settimanale), aridaje: “Bere molta acqua e mangiare molta frutta”, in modo da tornare “in modo graduale” al regime alimentare invernale. Massaie, ristoratori, bar, ticket restaurant siate pertanto accorti: proponete bomboloni al posto del dessert, allegre angurie su piatti di plastica invece delle banali scodelle di pasta o panini, flebo di acqua anziché calici di vino. Inoltre: “Vestitevi comodi, casual, come foste in vacanza”. Capiufficio rassegnatevi, dunque, ad accogliere travet in ciabatte incrociate e canotta a righe, segretarie in prendisole e zoccoli (astenersi zoccole), uscieri in (falso) panama e infradito. E ancora: “Riprendere i ritmi gradualmente”. Ci mancherebbe altro! Ergo orari di lavoro ridotti, pause pranzo dilatate, ombrelloni e sdraio in cortile e nell’atrio, baristi e portieri vestiti da bagnino, lampade a raggi u.v.a. al posto delle abat jour sulle scrivanie, sciabordìo di onde come musica d’ambiente per coprire il ronzio di computer.
Durante questo lungo interludio di ambientamento, con temperature medie comprese tra i 20 e i 30° (tardive ondate di calore permettendo), l’ex vacanziere potrà cominciare ad assuefarsi all’idea dell’inverno prendendo d’assalto i negozi con le collezioni d’abbigliamento autunno-inverno 2010/11 e sottoporsi a salutari saune provando nei torridi camerini capi da spedizione antartica. Tutto, naturalmente, nell’attesa dei consigli degli esperti per la stagione fredda: “vestirsi pesante”, “evitare gli spifferi”, “accendere il riscaldamento”, “mettere la camiciola di lana” e così via.