VIAGGI&PERSONAGGI, di Federico Formignani
Sa che l’elenco delle 400 piante del complesso in Costa Azzurra, vista Corsica, è ostico. Così divaga sullo spinosissimo “cuscino per suocere” e sull’agave americana, che fiorisce solo prima di morire.

 

Fra i tanti bellissimi paesi che impreziosiscono la Riviera Ligure di ponente e quella francese della Costa Azzurra, c’è Èze, palindromico nome che è simile per i borghi distribuiti (autostrada a parte) sulle tre grandi direttrici di traffico: la Grande Corniche (Belvédère d’Èze), la Moyenne (Èze Village) nucleo principale dell’abitato, e la Inférieure (Èze-Bord-de-Mer).
Le case in pietra viva, i vicoli stretti e ripidi che si arrampicano per mezzo di scale e di passaggi non di rado coperti da volte, costituiscono un insieme architettonico di grande fascino che ripropone atmosfere medievali. Le case, tutte accuratamente restaurate, ospitano negozi, botteghe artigiane, atelier di artisti. Ogni angolo di Èze è abbellito da fiori, macchie di verde e ogni curva scopre visioni incredibili sul mare e sui monti.

Il Jardin Exotique contribuisce in misura notevole al grande successo turistico di Èze. Occupa l’intera parte superiore della collina sulla quale sorge il villaggio ed è circondato dai resti dell’antico castello. Dalla terrazza della sommità il panorama è splendido; col tempo bello, la vista arriva addirittura in Corsica.
Il giardino è nato nel 1949 per merito dell’ingegnere agronomo Jean Gastaud e raggruppa, attorno al reticolo di sentieri che salgono verso la sommità, circa quattrocento piante grasse per un centinaio di varietà: agavi, àloe, euforbie, cactus ecc., tra le quali spiccano l’opuntia, dalle spine traslucide che riflettono la luce mediterranea e il rotondeggiante cactus coussin de Belle-mère (cuscino della suocera) nome popolare dell’Echinocactus Grusonii; una pianta che raccoglie sempre sorrisi compiaciuti, mi confida Patrick Le Tiec, curatore dell’intero complesso.

Pur rendendosi conto che una semplice elencazione di piante e di nomi scientifici può risultare indigesta per chi ascolta o legge, Patrick non vuole mancare di segnalarmi alcune curiosità botaniche contenute nel suo giardino: per esempio l’Agave Americana; verso i quindici anni d’età raggiunge i dieci metri d’altezza e quando fiorisce (una sola volta prima di morire) genera numerosi fiori giallo-verdastri, disposti come candele su un grande candelabro. Inquietante è anche il Cereus Peruvianus; malgrado il nome, è originario del Brasile e dei litorali dell’Argentina del nord; la variante “monstruosis”, dalle grosse verruche irregolari che si staccano dal fusto, è molto richiesta. Commestibile è al contrario il Ferocactus Stanesii o Pilosus, le cui spine vengono utilizzate come amo da pesca dai messicani delle regioni centrali; una volta tolte spine e corteccia, viene cotto nello zucchero e consumato come dessert. Infine, anch’essa mangereccia, l’Opuntia Ficus Indica (fico d’India) presente in natura dal Canada all’Argentina che, come tutti sanno, ha frutti dolcissimi e spinosi. Per apprezzarla, è necessario saperla sbucciare convenientemente.
Per soddisfare invece la vista e l’olfatto, è sufficiente recarsi ad Èze.