Ricominciano, con la riunione del 13/6, le grandi manovre per l’equo compenso. Intanto si sono già persi 6 mesi. Per la stessa data riunirò la commissione parallela, che sto formando. E che non farà sconti a nessuno. Neppure ai “nostri”.

Ammetto che, complice la noia per un argomento divenuto spesso stucchevole, un po’ me n’ero dimenticato. E che un po’ avevo deciso di far slittare l’operazione a dopo le elezioni dell’Odg.
Ma ora che tutto – Ordine, Governo e convocazione a Roma, per il 13 giugno, della commissione multilaterale per l’equo compenso, come riferisce il collega Antonello Antonelli qui – sembra finalmente essere al suo posto, bisogna anche tornare a parlare della commissione-ombra che tempo fa, nelle consuete more, avevo proposto (qui) di costituire: per vigilare da vicino sullo svolgersi dei lavori, per avanzare, se del caso, anche controproposte e per fare comunque le pulci a un gruppo di lavoro che non promette niente di buono.
La vicenda è arcinota.
Entrata formalmente in vigore il 18 gennaio scorso, la legge sull’equo compenso (ne trovate ampia spiegazione qui) prevedeva come primo passo la creazione, entro il 18 aprile, di un’apposita commissione multilaterale a cui è demandata prima l’individuazione della fatidica soglia di equità e poi il controllo del rispetto della medesima da parte degli editori che percepiscono contributi pubblici. Tra lentocrazia cronica, tatticismi, equilibrismi politici, falsi equivoci, tempi tecnici, cambi di governo e sabotaggi più o meno espliciti si sono persi sei mesi (è previsto che la commissione resti in carica tre anni e non pare sia rinnovabile). Ne restano ventotto per provare a sistemare le cose.
Impresa improba, però: sia per l’ovvia resistenza che il mondo datoriale opporrà al progredire dei lavori, sia per l’oggettiva difficoltà quantitativa e metodologica di trovare una misura in grado di accontentare i tanti soggetti coinvolti. Sia infine perchè sarà tutto da capire cosa verrà fuori dall’interazione degli stessi tre commissari teoricamente “alleati” dei giornalisti, quelli di nomina OdG, Fnsi e Inpgi. Formalmente dei “nostri”, ma poi potenzialmente divisi dagli interessi particolari delle rispettive politiche interne e correnti: Ordine appena rinnovato, con nuovi equilibri e strategie, Fnsi che va al voto tra un anno e intanto deve anche mettere a punto (poveri noi) il nuovo Ccnl, Inpgi alle prese con le minacce governative esterne e i suoi fantasmi intestini.
Da qui l’idea di una commissione-ombra composta da soli giornalisti, assolutamente svincolata da logiche di parrocchia e di poltrone, a cui affidare il monitoraggio dei lavori, un ruolo di stimolo e di critica, una funzione di “pensatoio” indipendente sull’argomento e il compito di fungere perfino da avvocato del diavolo, provando a prefigurarsi gli scenari di trattativa che potrebbero crearsi all’interno della commissione vera.
Un disegno impegnativo? Forse, ma non tanto.
Perchè, in fondo, per chi questo lavoro (cioè il giornalista autonomo, ovvero il principale, se non l’unico destinatario della legge sull’equo compenso) lo fa per davvero, le cose sono chiarissime e le esigenze da soddisfare pure.
E quindi via alla composizione della commissione-ombra.
La presiederò, da bravo autarca, io. Se qualcuno non è d’accordo, si accomodi pure. Sono però ufficialmente aperte le autocandidature.
Chi ha idee e determinazione si faccia avanti: servono sei giornalisti forti.
Se non sono tutti giovani, pazienza.
Prima riunione a Firenze dopo il 10/6.