Il leggendario enologo bolzanino è mancato oggi a 89 anni. Eravamo solo conoscenti e non lo vedevo da molto tempo. Eppure anche dal mio passato affiorano le istantanee di un personaggio a tutto tondo.
Conobbi Giorgio Grai a Siena, un quarto di secolo fa. Tempi eroici. Direi perfino pionieristici.
Me lo presentò un amico che suo amico e discepolo lo era davvero, mentre io non diventai mai nè l’uno, nè l’altro. Restammo solo buoni conoscenti prima di perderci di vista, qualche tempo fa. Nel senso che lui perse me, mentre io continuai a seguirlo a rispettosa distanza. Insomma non lo incontravo di persona ormai da parecchio.
Grai era preceduto dalla propria fama. Circondato da un alone di mito del quale non so dire se si compiacesse, ma non pareva. Era cortese, formale, educato. E quindi anche risoluto. Se sollecitato diciamo pure severo, ma giusto.
Una sera eravamo a cena a Castellina in Chianti. C’era un convegno da me organizzato in cui si parlava di prodotti tipici, cosa che all’epoca era tutt’altro che scontata. Lui era uno dei relatori.
In sala, atmosfera guardinga: il compiacimento per la presenza dell’illustre ospite si accompagnava a un po’ di soggezione e all’inquietudine di poterne affrortarne le pungenti chiose.
A un certo punto un produttore locale di vino – non so se sobillato, o ingenuo, o temerario o probabilmente tutte e tre le cose insieme – si alza, si presenta e invita il celebre enologo ad assaggiare una delle sue bottiglie.
Educatamente, con appena un accenno di riluttanza, Grai accetta. Degusta, ci pensa un attimo e poi, con un tono basso di voce, ma perfettamente intelligibile a tutti gli astanti, esprime un pacato, sobrio, misurato, ma inesorabile giudizio che, in estrema sintesi, voleva dire: bocciato.
Anzi, forse voleva dire anche peggio, perchè si lasciò sfuggire qualche aggettivo un po’ tagliente.
Tra qualche sommesso mormorio il produttore lì per lì incassa, abbozza, sorride, ringrazia e torna al suo posto.
Il giorno dopo, però, a pranzo il mio amico mi si avvicina e mi sussurra: “Ma lo sa che il tipo di ieri sera oggi è stato preso in giro in piazza dai compaesani per quello che Grai ha detto sul suo vino e ora lo vuole querelare?“.
Se non era vero, era certamente verosimile. Infatti non mi era sfuggito che, a cena, qualcuno già si dava di gomito.
La cosa ci fece ridere non poco anche perchè alla cena successiva, in un’atmosfera castellana e assai più paludata, Giorgio Grai non risparmiò altre frecciate, stavolta all’indirizzo dei vini del padrone di casa.
Questo era Giorgio Grai, o almeno come io me lo ricordo.
Oggi che, a 89 anni, è mancato il mio pensiero va a lui, agli anni trascorsi e ai grandi talenti che, come tutti, tramontano.