Un’ora e mezza di attesa, un cavallo impazzito e poi escluso, una piazza semivuota e vietata agli under 12, il buio che cala, i lampioni accesi e, quando tutto sembra slittare, il via. Con una Giraffa-folgore che vince sotto la luce artificiale. Come se il Palio avesse voluto ribadire la sua eccentricità.

 

Ero stato buon profeta: sarà uno dei Palii più surreali degli ultimi cento anni, avevo scritto.
Ma non pensavo fino a questo punto.
Preconizzare la strana atmosfera determinata dalla piazza semivuota o comunque dal pubblico assai rado, a causa della restrizione a 12mila presenti nella conchiglia, non era difficile: e infatti si sono viste scene strane e inusuali, tipo gente che poteva stare seduta in ampie radure vuote di ammattonato a pochi minuti dalla mossa e tranquilli banchetti per i generi di conforto, fino a ieri impensabili in un normale Palio contemporaneo.
Eppure ancora una volta la realtà è riuscita a superare la fantasia.
Entrano i barberi sul tufo e comincia lo psicodramma di quello della Tartuca, l’esordiente Tornasol, peraltro assai accreditato per la vittoria finale e non a caso montato da un fantino esperto e plurivincitore come Trecciolino. Il baio si mostra dapprima nervoso tra i canapi, poi renitente a rientrare, poi recalcitrante e poi perfino in fuga, con un progressivo arretramento sulla pista fino al Palazzo Pubblico, tra lo sconcerto generale. Chi pensava che fosse una nemmeno troppo imprevedibile manfrina del fantino è stato smentito dai fatti e dal tempo: novanta minuti di interminabile attesa prima che, non so con quale motivazione formale (mi risulta che un cavallo possa essere escluso dalla corsa per un infortunio, non per una turba mentale sopravvenuta), il baio fosse mestamente ricondotto nell’entrone, per la disperazione dei contradaioli tartuchini.
Eppure lo spettacolo era altrove.
Ad esempio tra gli altri fantini, tramortiti dall’attesa al punto di scendere da cavallo e di restare lì a lungo in silenzio. Un paradosso nel Palio, ove i (di solito convulsi) minuti prima della partenza vengono da loro investiti per tessere i “partiti“, gli accordi verbali, nemmeno tanto sottobanco, con i quali a colpi di decine di migliaia di euro e anche oltre cercano di accordarsi per reciproci favori o di comprare l’accondiscendenza dei rivali. Ieri sera era invece tutto, ancora una volta, surreale: avevano aspettato e contrattato così a lungo che a un certo punto non avevano più nulla da dirsi. Tre quarti d’ora di stallo puro. Il mossiere attonito in attesa di ordini. Tornasol lontanissino e restio alle blandizie di fantino, barbaresco, veterinari.
Si stava facendo buio e non sarebbe stata la prima volta che la corsa veniva rimandata al giorno dopo per sopraggiunta oscurità.
Eppure anche questa, tra lo sgomento generale, pareva una decisione lenta ad essere presa. Un ulteriore quarto d’ora, col sole ormai basso ad irraggiare in un effetto luminoso di rara bellezza solo le parti alte dei palazzi e la silhouette della Torre del Mangia, velate di rosso contro il cielo azzurro.
Giù in basso, penombra.
Si accendono i lampioni dell’illuminazione pubblica.
La gente ondeggia, tra sommesse proteste. Fantini, contradaioli, addetti ai lavori si guardano tra loro, straniti. Cavalli immobili, cavalieri in piedi. La rassegnazione sta per prendere il posto della tensione. Tutti attendono solo l’annuncio ufficiale che il Palio si correrà il giorno dopo.
E invece, a sorpresa, di colpo l’adrenalina si riaccende, i fantini rimontano sui barberi, la folla si rianima, l’urlo si riaccumula strozzato in gola.
L’allineamento ora è facile: anche perchè tutti sanno che il mossiere la mossa la darà presto, probabilmente senza troppo guardare ai dettagli, guai quindi a perdere l’attimo opportuno.
Trenta secondi e si parte.
Ma basta un giro per capire che il Palio del 2 luglio del 2017, forse il più strano dell’ultimo secolo, è cosa ristretta a Giraffa e Aquila, due siluri che sfrecciano sotto i lampioni accesi sospinti dal boato rauco dei quindicimila.
Alla fine vince la Giraffa con Sarbana e Jonatan Bartoletti detto Scompiglio, un altro fenomeno nascente visto che è alla terza vittoria consecutiva, cosa rarissima.
Chissà, forse è dovuto al fatto che quest’anno la piazza era vietata agli under 12. O forse alla suggestione che la corsa senese abbia voluto in qualche modo ribadire la sua unicità, nonostante il tentativo di “normalizzarla” nei panni di un pubblico evento qualunque.
Comunque sia, la scena dei barberi che lottano fianco a fianco nel chiaroscuro sotto le lanterne accese è indimenticabile.