di URANO CUPISTI
Continua il racconto del viaggio in Norvegia sulle navi postali, anno 1969: il sole di mezzanotte, il Circolo Polare Artico, bici a noleggio e una ruralità che non ti aspetti.

 

Presi la nave postale di buon’ora pur essendo il sole già alto. La destinazione prefissata : Kristiansud.

Non mi ero affatto preoccupato di controllare quali fossero gli attracchi intermedi.

 “Signore si prepari ad assistere ad uno spettacolo della natura unico”, mi disse Così si rivolse a me Lars, il primo ufficiale della M/S Lofoten, porgendomi una tazza di caffè caldo per vincere il freddo pungente del mattino. “Solo da giugno a fine agosto facciamo questa deviazione per raggiungere Geiranger, un paesotto in fondo all’omonimo fiordo: il Geirangerfjord. Se ha tempo, le suggerisco di passare un giorno intero in questo angolo azzurro da favola“.

Come non seguire le indicazioni di Lars?

La nave, grazie alla sua limitata stazza, incominciò a percorrere il fiordo considerato tra i più belli al mondo. Circondato da alte montagne a picco sul mare, con tanta vegetazione. Il pezzo migliore di questo jordisk paradis (paradiso terrestre, il termine esatto pronunciato dall’ufficiale) sono le cascate.

Altissime, accarezzano scogliere dai nomi usciti da un libro di mitologia nordica. Le Sette Sorelle, La Pretendente sul versante opposto ed inoltre il “Velo da sposa”, un affascinante salto dove l’acqua, simile al tulle, scatenò in me la ricerca di aggettivi appropriati per descriverlo: romantico, femminile, aggraziato, elegante…

Già il nome, del resto, la dice lunga. E implica un concetto di regalità che ne valorizza lo sfarzo.

“Le conviene raggiungere Molde domani, con uno degli autobus che raggiungono Vestnes e da lì il traghetto per Molde. Sarà un’esperienza incredibile“, aggiunse lui. Lars poi tornava ogni tanto per spiegarmi il perchè degli scorci che mutavano ad ogni insenatura.

Geiranger, porto della comunità rurale posta all’estremità del fiordo, la trovai animata. Via vai di chi scendeva e di chi saliva frettolosamente, perché il tempo di attracco era solo di mezz’ora. Un saluto a Lars e zaino in spalla a raggiungere un piccolo negozio di articoli da regalo per affittare, per una notte, una stanza presso un casa di contadini, una di quelle aggrappate alle falesie che raggiunsi in bicicletta noleggiata sempre presso il negozio di souvenir.

Ma quanta gente c’era a Geiranger, meta sfuggitami nell’organizzare il viaggio.

Erano le quattro del mattino, avevo ancora tempo prima di raggiungere il villaggio, depositare la bici e prendere l’autobus. Trascorsi quelle quattro ore a vivere un’esperienza esaltante su e giù per dossi, vette e punti di osservazione su panorami suggestivi.

Fu un trasferimento molto faticoso raggiungere il porto di Vertnes e prendere il traghetto per Molde. Rimarranno indelebili nella mia mente i paesini, i pascoli, la vita contadina. L’altro aspetto del popolo norvegese. Grazie Lars per i tuoi suggerimenti.

A Molde  la M/S Finnemarken, simile alla mia prescelta Nordstjernen, mi attendeva. Strano destino quello di questa nave. In anni successivi fu la prescelta per ricordare gli anni eroici della navigazione postale. È diventata nave-museo e fa bella mostra di se alle Isole Vesteralen.

Una navigazione placida mi portò all’attracco del piccolo porto di Torvik e da lì alla mia destinazione prescelta di Kristiansund.

Perché scelsi questa cittadina come meta meritevole di uno stop di tre giorni?

La città di Kristiansud sorge sulle colline di quattro isole dell’Oceano Atlantico in una regione, quella del Nordmøre, famosa per i suoi paesaggi ricchi di contrasti. E la visita del  bel quartiere antico con edifici Art Nouveau, il Gamlebyen, ne fu un esempio.

Da sempre è la capitale del baccalà e stoccafisso ed inevitabile, direi obbligatoria, la visita ad un laboratorio di produzione.

Kristiansund  è tutt’ora il punto di partenza di una escursione particolare, ovvero la strada che è considerata giustamente tra i percorsi più belli e caratteristici al mondo: la Strada Atlantica o RV64. Prodigio di ingegneria che corre sull’acqua collegando isole e rocce affioranti dal mare.

L’inevitabile tour al piccolo paese di Grip, disseminato di case di legno dai colori vivaci e quella piccola chiesa di legno medievale, una stavkirke, dove trovai turbe di giapponesi a fare foto.

Il tour programmato prevedeva raggiungere Bødo, festeggiare il passaggio del Circolo Polare Artico, immergermi nella luce diurna senza alba ne tramonto. Ma anche sostare a Trondheim, la quarta città norvegese con i suoi 190.000 abitanti. Fu una sosta breve, di un solo giorno, per la visita  della Cattedrale di Nidaros, simbolo della città, costruita nel 1070. Molte ristrutturazioni, la più importante nel 1869, ce la consegnano nel suo ritrovato stile gotico-romanico. Dal 1814 è stata la sede delle incoronazioni dei re di Norvegia.

Fu nuovamente la M/S Lofoten il mio mezzo di trasporto diretta a Bødo. E quella lunga traversata, con il passaggio del mitico circolo polare artico, rappresentò uno dei momenti che difficilmente dimenticherò. Non trovai Lars a bordo della Lofoten ma la vita in navigazione fu comunque affascinante. Sembrò essere al centro di un cinerama circondato da una natura meravigliosa dietro ad ogni angolo.

In navigazione, all’altezza dell’isola di Amnøya, diversi fischi della nave ci ricordarono che avevamo raggiunto 66°33’39’’N ovvero quella linea immaginaria che ci consegna d’estate il giorno per 24h (o se preferite la più romantica visione del sole a mezzanotte) e d’inverno la notte per 24h attraversata dai bagliori delle aurore boreali. Musica, danze, giochi, birra a fiumi e consegna dell’attestato (allora dietro il corrispettivo di 15.000 Lire) dove mettere il proprio nome a testimonianza: “C’ero anch’io”.

Molti norvegesi considerano il circolo polare artico come il confine della fretta e dello stress. Come dire tutto sparisce a nord e tutto ritorna a sud.

Bødo mi accolse per qualche ora. Il tempo della sosta della M/S Lofoten. Breve “giretto” in centro, un caffè nel corso principale e nuovamente a bordo della Lofoten diretto alle isole Lofoten. Che coincidenza, tutto un programma.