I primi sono i giornalisti cosiddetti autonomi, i secondi le redazioni e i colleghi che le popolano. Tutti impegnati in una guerra tra poveri che affonderà la professione e la consegnerà al tritacarne di politica e ragion di stato.

 

Per avere un’idea del crollo verticale del sistema dell’informazione in Italia, basta constatare che il tutto si è ridotto a una batracomiomachia tra piazzisti di articoli e mendicanti di notizie.

I primi sono i giornalisti, o meglio quell’85% che sta fuori dalle redazioni e che viene eufemisticamente bollato come “autonomo“. In realtà essi sono, anzi siamo gente che, lontana ormai dall’esercizio nobile della professione, per necessità di reddito bussa alle porte dei giornali nella speranza che questi acquistino (per due soldi, si capisce) qualche articolo e quindi ci facciano campare.

I secondi sono i giornali e i colleghi che li popolano i quali (a volte in buona fede, a volte meno), rinchiusi nell’atmosfera autarchica di redazioni ridotte all’osso e terrorizzati dall’idea di finire come noi, quindi pressochè ignari di cosa succede fuori, mendicano presso i primi notizie da pubblicare per riempire le pagine, orfane di pubblicità tabellare ma spesso infarcite di quella occulta, ormai padrona del campo.

I questa guerra tra poveri – lascio a voi la scelta se i batraci siano i piazzisti e i roditori siano i mendicanti o viceversa – la professione, andata a picco da un pezzo, rischia il disfacimento sui fondali dell’oceano dell’informazione.

In superficie, intanto, incrociano gli avidi navigli dei recuperatori di relitti, ansiosi di speculare politicamente mettendo alla rinfusa nel sacco contributivo giornalisti, comunicatori e -er vari, a beneficio del popolo bue che chiede sesterzi e di governi a corto di moneta.

Di ciò, naturalmente, piazzisti e mendicanti hanno solo un vaghissimo sentore e, quando comprenderanno la verità, sarà tardi.

Saluti dal vostro Pseudo Omero.