Presentata oggi al Santa Maria della Scala di Siena la mostra su Ambrogio Lorenzetti, quello della celebre “Allegoria del Buon Governo”.
Mostra importante per un artista “famoso ma non conosciuto“, come è stato fatto acutamente osservare. Una figura singolare, una sorta di apax legomenos nel quadro della tradizione pittorica senese. Di lui finora si sapeva, anche biograficamente, pochissimo, e la monumentale monografia che accompagna l’esposizione assolve pure a questo compito, andando oltre la funzione del catalogo.
Occhi, sguardi, colori, panneggi e un’attenzione singolare alla natura antropizzata. Il ‘300 come vorresti vederlo, capace anche di pioggia, neve, vento, tempesta. Animali e campagne. L’atmosfera un po’ cupa, vagamente inquietante che pervade la Redenzione, con la morte nera che falce in mano solca il cielo di un azzurro profondo, impressiona. Il cromatismo acceso trasforma, per capacità di ottundere, le modeste dimensioni della “Piccola Maestà” in un qualcosa che giganteggia.
Ma ci sono anche aspetti meno artistici e più politici a rendere questa mostra originale e, a suo modo, diversa.
E’ vero, essa cade in un momento delicato per la città, costretta tra la campagna elettorale e gli scheletri del passato, le mai sopite angustie bancarie e la cronaca nera ad esse legata.
Eppure, cosa assai inusuale per chi conosce le inclinazioni della senesità, risulta anche poco autocelebrativa.
D’accordo, al centro è sempre il sogno gotico, ma c’è qualcosa che la storna dal risaputo in cui troppo spesso la città si trova immersa, fino a scoprirsi vittima della propria prevedibilità.
Le fa da sfondo, ad esempio, un Santa Maria della Scala di cui, finalmente, si sottolineano gli adeguamenti di sicurezza e le virtù di contenitore, che stavolta non fanno ombra all’oggetto ma restano sullo sfondo, in disparte. E resta sullo sfondo quel Buon Governo che ha spesso oscurato agli occhi del grande pubblico il resto dell’opera di Ambrogio: della celeberrima allegoria c’è solo un video che a tasselli ne ingrandisce  a grande scala i dettagli, il bestiario, le figure minuscole, gli oggetti e gli scorci.
Lorenzetti del resto, come hanno sottolineato i curatori Roberto Bartalini e Alessandro Bagnoli, fu sì un intellettuale del suo tempo e un cittadino attento alla politica, ma rimase un solitario, irripetibile, e non ebbe “né scuola, nè seguito”.
La visita, va da sè, è caldamente consigliata.
www.ambrogiolorenzetti.it