Incredibile: nelle 53 pagine del rapporto della task force di Colao per il Governo la parola “agricoltura” ricorre una volta (e a sproposito), “vino” mai, “enogastronomia” una, “settore primario” mai. Io mi farei prima delle domande. E poi fagotto.

 

Avete presente tutta l’insopportabile fuffa di cui politici, storyteller, venditori di pentole, visionari dei miei stivali, profeti dell’ovvio, scribacchini a corto di argomenti, giornalisti prezzolati e consulenti cazzari si riempiono la bocca, naturalmente senza sapere di cosa parlano, per ammorbarci coi loro precetti retorici moralisteggianti e certe suggestioni new age?

Vi faccio degli esempi: le eccellenze del territorio, i km zero, la tipicità, la tradizione gastronomica, il biologico, l’enogastronomia, l’agricoltura, il settore primario e poi tutti quelli che (ma dove?) diventano contadini, il riscatto della terra, la tutela del paesaggio come risorsa ed ancora il rispetto della natura, il green, l’assetto idrogeologico, il verde, il sano, il naturale, l’orto, l’agriturismo e compagnia bella.

Ecco, provate a fare questo giochino:

  • aprite (qui) il rapporto finale presentato al Governo dal comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto dal London-based Colao Vittorio;
  • premete il tasto destro del mouse e selezionate la funzione “trova” dal menu a tendina;
  • digitate nell’apposito spazio la parola “agricoltura” e fate invio;
  • stropicciandovi gli occhi, come ho fatto io dopo tre letture senza esito, scoprirete che nelle 53(cinque-tre) pagine del ponderoso documento, la cui stesura ha richiesto così tanti mesi da arrivare pressochè fuori tempo massimo, il termine ricorre una (1) volta;
  • masochisticamente cliccate poi sull’unico risultato trovato e scoprirete che il comparto, così spesso evocato dai tromboni come “uno dei pilastri dell’economia e dello stile di vita italiani bla bla bla“, è citato solo a proposito di bacini idrici (!): “finanziare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per lo sfruttamento dei bacini idrici, per valorizzarne l’utilizzo in agricoltura e per la transizione energetica“.
  • autolesionisticamente fate la stessa ricerca con la parola “vino” e scoprirete che nel papier il termine ricorre di nuovo una volta sola, ma peggio della precedente: cioè unicamente come bisillabo parte di “disincentìvino“;
  • perversamente infine ripetete il tutto con la parola “rurale“. Risultati: zero;
  • rassegnatamente replicate per “enogastronomia” (risultati: 1, come una delle tante “potenzialità per il Paese che risultano al momento non adeguatamente sviluppate“), “settore primario” (risultati: zero), “agricolo” (risultati: zero).

Quindi, cari agricoltori, fatevi delle domande e, marzullianamente, datevi delle risposte da soli. Perchè se vi aspettate che ve le diano Giuseppi, la Bellanova o il London-based Victor, state freschi.

Dopodichè preparatevi al peggio.