Scrive:”Sarei interessata a collaborare con voi, a titolo gratuito, vi chiedo solo di poter provare i vostri prodotti, che vorrete inviarmi gratuitamente, per poterli provare e così, recensire e pubblicizzare ai miei lettori“.

Sono uno dei tanti che detestava Wanna Marchi, ma l’ho presa in simpatia dopo aver percepito il ciclopico spessore della babbeitudine delle sue presunte vittime.
Detto in altre parole e fermo restando che mal voluto non fu mai troppo, davvero si deve indignarsi se qualche mariuolo prova a tirar su due lire facendo leva sulla dabbenaggine della gente? Su quelli che credono agli scioglipancia, ai talismani, ai cartomanti in tv?
Si parla di reati di truffa e di abuso di credulità popolare.
Mah, sarà. Magari è giusto per chi ha problemi cognitivi, o è anziano, o è in posizione di soggezione, debolezza, necessità. In generale, tuttavia, per me se uno è coglione va protetto prima di tutto da se stesso, non dai furbastri.
Ci sono però anche i furbi più eleganti, le simpatiche canaglie, i maestri della vasellina, quelli insomma che non solo stanno ben attenti a non varcare i limiti imposti dai codici, ma mettono a frutto l’ingenuità double face della società: quella di chi consuma e quella di chi produce.
Ecco infatti cosa mi capita per le mani oggi, testuale.
Buongiorno,
mi chiamo S. e gestisco una pagina facebook con piu di 7.400 fans e un blog molto seguito con piu di 22.500 visualizzazioni dove recensisco prodotti e li pubblicizzo ai miei lettori.
Sarei interessata a collaborare con voi, a titolo gratuito, vi chiedo solo di poter provare i vostri prodotti, che vorrete inviarmi gratuitamente, per poterli provare e così, recensire e pubblicizzare ai miei lettori.
Al momento le aziende che si sono affidate a me per la loro pubblicità sono 530 e sono rimaste tuttemolto soddisfatte del mio operato e ho avuto l’opportunità di collaborare più volte con le stesse“.
Capito il tipo?
Tutto chiaro e limpido, detto in faccia, senza raggiri: tu mi dai la roba gratis e io la pubblicizzo attraverso una recensione. Do ut des, scambio merce.
Qualcuno si chiederà cosa ci guadagna l’intraprendente blogger. E io rispondo che, probabilmente, si accontenta del valore venale e del senso di sottile euforia provocato dal sentire ogni giorno suonare il corriere che ti riempie la casa di cibi, oggetti, aggeggi, prodotti vari sebbene (temo) di mediocre qualità.
Qualcun altro dovrebbe chiedersi poi se è lecito chiamare “recensione” una reclame confessata per tale.
Io invece mi chiedo che ci guadagnino le aziende che abboccano all’offerta e che fiducia possa avere il consumatore in “recensioni” che hanno appunto il solo e dichiarato scopo di procurare cose gratis al recensore.
A meno che, si capisce, non ci sia chi crede che il recensore medesimo possa, in coscienza, scrivere malamente di qualcosa avuta in dono ma che non lo ha soddisfatto (non a caso puntualizza la blogger, “sono ben 530 le aziende uscite soddisfatte dalla collaborazione“).
Ah, benedetta democrazia del web: avrei giurato che mi avrebbe dato di più (cit. “Proposta”, I Giganti).