Nick e Molly Drake

Cominciato il conto alla rovescia per il 40° anniversario della morte di Nick Drake. Onde evitare l’intima gelosia suscitata dal dover condividere una ricorrenza che tutti considerano propria, il 25 novembre non farò nulla di quello che avevo voglia di fare.

Soundtrack:”Three hours

Mesi fa progettavo (qui) di andarci in pellegrinaggio.
Dapprima pensavo a un gruppo di devoti e di appassionati. Poi a un pugno di fedelissimi. Poi a me solo.
Lo consideravo un atto dovuto. Un atto da fan? Ma sì, per una volta autodefiniamoci così. Anche perchè, forse, solo i fan fanno pellegrinaggi sulle tombe dei loro idoli. O no? Se poi sono anche dei cultori, meglio.
Alla fine ha vinto la routine e non se n’è fatto di nulla.
Mi sono progressivamente consolato considerando che, se mai ci andrò in un giorno qualunque, potrei davvero trovarmi da solo e non rischiare di dove condividere quel momento con le centinaia di persone che, prevedibilmente, il prossimo 25 novembre si ritroveranno sotto un albero di faggio nel cimitero adiacente alla chiesa di St Mary Magdalene a Tanworth in Arden, Warwickshire, Inghilterra: lì, dal 1974, è sepolto Nick Drake.
Sono passati quarant’anni e le celebrazioni sono cominciate da un pezzo.
Inevitabile, perchè nel frattempo ND è diventato un’icona. Se non pop, quasi. In una recente intervista sua sorella Gabrielle diceva di aver dovuto sostituire la lapide (qui: “and now we rise“) perchè letteralmente consumata dalle asportazioni di schegge e frammenti da parte dei visitatori. Gli stessi che lasciavano messaggi con rossetti e pennarelli. Un pieno effetto Jim-Morrison-al-Pere-Lachaise, insomma.
Dunque anch’io mi sto preparando al diluvio, dopo aver rischiato di farne parte.
Non posso quindi lamentarmene più di tanto: ci sono in mezzo.
Lo affronterò con quella miscela di snobistico fastidio e di intimo compiacimento con cui si accolgono certi apprezzamenti troppo condivisi. E che qualcuno, forse, a ragione chiamerebbe gelosia.
L’anno scorso, ad esempio, è uscito un disco con le canzoni composte dalla mamma di Nick, che pare fosse un’eccellente musicista. Al di là delle proclamate intenzioni filologiche, è stata un’operazione chiaramente dettata dal fatto che trattavasi della madre di cotanto figlio. La domanda è: va bene, ma alla fine quel cd chi l’ha comprato? Risposta: io, tanto per cominciare. Cercando le stesse cose che anche Joe Boyd, il produttore di Drake, dice di averci trovato: “Ecco l’anello mancante della storia: in quegli accordi per pianoforte ci sono le radici della musica di Nick“.
La mamma è sempre la mamma.
Lo leggeremo forse anche in “Remembered for a while“, il libro in imminente uscita, curato personalmente da Gabrielle Drake, che “dovrebbe rimettere le cose a posto” circa un sacco di leggende, abbagli, a volte perfino fesserie che quattro decenni di mito hanno fatto accumulare sulla memoria di Drake. Ci saranno lettere private, appunti, foto di famiglia. Sarà, credo, il classico volume pieno zeppo tanto di notizie artisticamente irrilevanti quanto di novità illuminanti sull’opera del più amato (oggi) cantautore inglese di tutti i tempi.
Torna la domanda: chi comprerà il libro? Sempre io, per esempio.
Anzi, per la verità l’ho già comprato. Secondo il venditore la consegna avverrà domani, nelle mie mani.
Un altro atto dovuto.
Three hours from sundown / Jeremy flies / hoping to keep / the sun from his eyes“.