Nel capoluogo toscano, dal 6 al 12 maggio, prove tecniche di transumanza alcoolica tra suggestioni futuriste e sindromi di Stendhal con la Florence Cocktail Week, dedicata (anche) al 100° del Negroni.

 

Alcuni dei gadget di corredo alla conferenza stampa di presentazione della quarta Florence Cocktail Week, di scena dal 6 al 12 maggio prossimi nel capoluogo toscano (programma e info qui), mi hanno fatto riflettere.

C’erano infatti un Negroni tascabile sotto plastica, da portarsi dietro e bere dove, quando e come ti pare con aggiunta di sola shakerata estemporanea e di ghiaccio, e un ancor più geniale Tuscany Punch autoriscaldante, fornito in una specie di fiaschetta da bag-in-box sigillata: quando ti va, lo tiri fuori, premi il contenitore in un certo punto, agiti, aspetti tre minuti, lui si riscalda (non chiedetemi in virtù di cosa) e tu te lo bevi. E’ una sorta di ponce alla livornese, anche se è consigliabile non definirlo tale visto che l’azienda produttrice è pisana. “The Walking Drink“, si legge sull’involucro. E in effetti l’idea di qualcosa di complesso da prepararsi e che invece si può gustare a piacere senza fermarsi al bar, e magari proprio durante il passeggio, è accattivante.

Forse farà storcere il naso ai puristi, agli esegeti della materia e agli ortodossi della liturgia miscelativa, ma a me che di cocktail non capisco nulla è parsa un’idea divertente.

Stavo pensando a queste spigolature e all’opportunità inusuale di sorseggiare camminando quando, nel presentare la manifestazione, la co-ideatrice (con Lorenzo Nigro) Paola Mencarelli ha richiamato l’attenzione su un punto in qualche modo convergente col precedente.

Spiegava, la Mencarelli, che la FCW è una rivisitazione in chiave italofiorentina della più famosa London Cocktail Week, ovverosia una rassegna-evento su e della mixology, nonchè dell’arcipelago di prodotti, invenzioni e personaggi che le ruotano intorno, diffusa tra i locali della città. Con una differenza fondamentale, però: se, viste le dimensioni metropolitane, l’appuntamento londinese è per forza di cose dispersivo, quello toscano ha viceversa dalla sua una concentrazione di luoghi e di situazioni che si presta moltissimo a quella che definirei una transumanza alcoolica. In altre parole, alla possibilità che l’appassionato o il curioso ha di spostarsi a piedi (o in bici) da un cocktail bar all’altro per testare stili, atmosfere, bartender, bevande diverse, o versioni diverse della stessa bevanda, nel corso della medesima serata. Al contempo smaltendo passo dopo passo (coi pedali è più difficile) – ma questo lo ipotizzo io, visto che giustamente gli organizzatori danno per scontato che le bibite vengano consumate, come oggi si dice, responsabilmente – qualche fastidioso effetto collaterale che l’alcool può provocare.

Con l’aggiunta del non trascurabile vantaggio che il centro storico di Firenze non è proprio il posto peggiore del mondo per fare due passi notturni o sul far della sera, con o senza un bicchiere a portata di mano.

Comunque sia, saranno trenta i locali coinvolti ogni sera in città, ognuno con una propria proposta, più altri diciannove (dei quali dieci, uno per ogni provincia toscana, selezionati per il contest finale tra bartender, il FCW Awards Ceremony, di domenica 12 maggio) nei restanti capoluoghi toscani, tanto per ampliare l’offerta potatoria a tutta la regione.

Per chi volesse abbinare l’esperienza edonistica a quella culturale, la data da segnare è sabato 11 maggio alle 10, quando nel Salone del Brunelleschi, in Palagio di Parte Guelfa, col patrocinio del comune di Firenze si svolgerà la tavola rotonda “The century of Negroni: storia, protagonisti ed evoluzione del cocktail italiano più amato nel mondo”, per celebrare il centenario della polibibita (erano gli anni ruggenti del futurismo) inventata dal conte Camillo Negroni.

Con un doppio amarcord: a non più di duecento metri dal Palagio c’era il Caffè Casoni, poi Giacosa, dove il Negroni vide fisicamente la luce, e c’è ancora, ma parecchio in bilico, il Caffè Giubbe Rosse, quello “che ci vanno i futuristi: / se discuton non c’è Cristi / non si può giocare a dam!“.

 

Postilla finale autopromozionale: lo stesso giorno e nello stesso posto, ma alle 16, si terrà invece la presentazione del volume con gli atti del convegno (con un mio modestissimo contributo a proposito di alcool, spiritualità e giornalismo), “Spirito&Spirits: religioni e Lifestyles”, a cura di Emanuela Del Re e Simona Scotti, organizzato l’anno scorso nell’ambito della FCW dalla Sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia.