di SELIN SANLI
Ci vuole coraggio a scrivere in una lingua diversa da quella madre. Al suo esordio su Alta Fedeltà, Selin (qui) non solo ci riesce senza curarsi di qualche piccolo errore, ma offre un punto di vista inconsueto su una questione parecchio dibattuta.

 

A me criticare, cioè indicare cosa non va, non piace. Quando scrivo, lo faccio casomai per fare complimenti, sebbene sia bravissima a notare difetti propri ed altrui. Nonostante la mia abilità notevole di saper fare delle critiche in famiglia come mamma, perché i figli devono sapere i loro difetti per correggerli, in più non mi piace essere una mamma stucchevole, del tipo “mio figlio è il più bello”.
Come giornalista, però, non sono mai riuscita a farlo completamente e parecchie volte ho sognato di riuscire sempre a scrivere tutti i difetti che notavo.
Sono un’ammiratrice di chi ci riesce. Alcuni sono troppo aggressivi ed offensivi, loro non mi piacciono. Ce ne sono invece altri della critica intesa come “sottolineare i difetti ben visibili” sanno fare un’arte. Ma è un’arte difficile da esercitare: chi la coltiva dev’essere colto, sapiente, sapere quello che dice, avere la parola giusta al momento giusto e dire cosa non va senza ferire. Allora, leggere una critica è un piacere che, poi, diventa anche un bisogno.
Io penso invece di essere un po’ troppo gentile e, delle volte, “essere così gentile” è proprio fastidioso. Gentile come una principessa, da farti venire la nausea, ma tu non ne puoi farne a meno perché uno sei nata così e ti hanno educata così! Puoi solo sognare di poter mandare a quel paese tutti quelli che non sono gentili con te.
Ma ora basta: non so se è stata la sorte oppure un caso, finalmente comunque sono pronta a fare delle critiche.
Cerco di spiegarmi meglio.
Sono corrispondente della tv turca e ciononostante non ho mai fatto un commento sulle vicende private di Silvio Berlusconi (soggetto irripetibile e anzi indispensabile per noi della stampa estera, ma penso anche sia uno degli argomenti preferiti dei giornalisti italiani). Pure su di lui riportavo notizie che riguardavano solo la politica, anche se in qualche modo le sue vicende private hanno sempre fatto parte della politica italiana. Io però non ci riuscivo, non ce la faccio nemmeno ora. Non posso comunicare vicende private sgradevoli.
Come detto il desiderio c’era, provare a fare “la coraggiosa”, anche se ora scrivo spesso di enogastronomia, arte e tradizione italiane.
Circa un mese fa stavo cercando appunto un altro argomento per poter lodare l’Italia e invece ho trovato un cafone! E i cafoni non mi piacciono per niente!
Sono andata a Pietrasanta, città piccola, graziosa in cui ad ogni angolo si respira cultuta. All’ora di pranzo, con un’amica abbiamo cercato un ristorante. Ne abbiamo visto uno, ci siamo messe a sedere ordinando due piatti diversi. La mia amica un’ottima insalata di mare, io un piatto di chitarre alle vongole con bottarga. Ho chiesto se potevo ordinarle senza bottarga, mi hanno detto: “Certo“.
Arriva il piatto, primo boccone, poi il secondo. Ma non mi andava giù, perché era insipido, freddo, non c’erano né aglio e né prezzemolo. Mio figlio sedicenne sarebbe stato probabilmente capace di fare un piatto più gustoso. Con un sorriso, senza l’intenzione di deridere nessuno, ho osato dire che la pasta non era buona
E’ successo il finimondo. Sono stata insultata in una maniera da denuncia! Bastava un “le diamo qualcos’altro”, cosa che però non ho sentito! Ovviamente il fattaccio mi ha rovinato tutta la giornata, abbiamo pagato e siamo uscite di lì subito.
Sicuramente non metterò mai più piede in quel ristorante, mai visto un uomo così maleducato!
Una volta dopo una cena, in Germania, un amico ha detto che i piatti non erano speciali mentre pagava il conto, ma volte i tedeschi sono troppo diretti. Eppure non ci hanno fatto nemmeno pagare, visto che non eravamo soddisfatti. Ora, se tu sei un ristoratore devi essere capace di accettare delle critiche, oppure anche avere semplicemente rispetto del tuo cliente accettando il suo parere. Per me in un ristorante l’accoglienza viene addirittura prima del gusto e se quel mascalzone mi avesse offerto subito un altro piatto avremmo risolto tutto subito. Quando ho detto che “il piatto non era buono” stavo per ordinarne un altro, accettando volentieri anche di pagarlo. Avevo solo voglia di gustarmi qualcosa. Invece non ho potuto mangiare nulla e il trattamento subito non mi è andato giù.
Non andate in quel ristorante, non dico il nome per rispetto del loro lavoro (non vorrei togliergli i clienti), però almeno impedite all’energumeno di servire la gente! Chi credeva di essere per insegnarmi cosa mi dovrebbe piacere cosa no? In più come fai a servire un piatto di pasta alle vongole senza aglio e prezzemolo?
Ecco, l’ho detto! E ora sono proprio felice.