Internet, con annessi e connessi, è diventata un po’ come il telefono: se uno per mezza giornata non risponde, parenti e amici si allarmano. E, se il silenzio dura più di 48 ore, chiamano la polizia. Comprensibile, nell’epoca dell’on line 24 ore su 24. Peccato che siamo in Italia, dove la “connessione” è una realtà solo virtuale e gli internauti siano così destinati a diventare periodici desaparecidos, ostaggi della tecnologia e dei capricci del servizio.

Dirò una cosa ovvia, anzi banale: nel bene e nel male (più nel male, secondo me), la sindrome dell’on line si è impadronita a tal punto degli italiani che basta l’assenza di qualche giorno dalla rete per gettare i compagni di navigazione nello sconcerto e, poi, nel panico. “Ma dove sei, perché sei sparito, che è successo, è un problema grave, ti serve aiuto?” e così via. Nel 99% dei casi, ovviamente, la scomparsa è dovuta alla convergenza di semplici situazioni sfavorevoli (linea interrotta, pc guasto, mancanza di attrezzature nel luogo in cui momentaneamente ci si trova), ma sebbene tutto ciò sia prevedibile e in fondo normale, l’esistenza di una persona tramite la sola presenza su internet è considerata tanto scontata da creare allarme se, per un qualsiasi motivo, la persona medesima sospende le sue “apparizioni”.
Di quanto tutto ciò sia vero e abbastanza surreale mi sono accorto in questi giorni in cui, per puro caso, non ho avuto modo di accedere a internet e, di conseguenza, di aggiornare il blog, rispondere alle email, fare i soliti commenti (mamma mia!) su facebook. Finalmente mi ricollego e mi imbatto in un effluvio di accorati appelli, angosciati interrogativi, offerte di aiuto. Ci ho messo mezza giornata a rassicurare tutti.
E poi ho riflettuto che questo benedetto paese, in cui si crea dipendenza da tutto, è poi il primo a non essere in grado di assecondare tale dipendenza. L’adsl, oggi indispensabile per le relazioni “normali” via internet, resta poco diffusa e funziona a singhiozzo. Le riparazioni ai frequenti guasti richiedono sovente tempi biblici e logiche imperscutabili. Il wifi, le pennette e tutte le altre pubblicizzatissime diavolerie vengono, non a caso, reclamizzate dicendo che “il servizio copre il 90% della popolazione”, intendendo con ciò che sono coperte le aree più fittamente popolate, ovvero le grandi città. Peccato che internet mobile serva (rectius: dovrebbe servire) quando uno è fuori sede, in luoghi insoliti o disagiati, periferici, “difficili”. Escluso il cazzeggio, che me ne faccio della connessione superveloce senza fili in piazza Duomo a Milano? Me ne farei parecchio invece, ma non c’è, nelle campagne salentine, tra le colline toscane, in certe località balneari per non dire in alta montagna o in località molto periferiche. Invece nisba. L’odiosa chiavetta si aggancia automaticamente alla rete gprs che, in pratica, significa impossibilità di navigare, con blocchi continui e pagine che non si aprono. Ne consegue che la tecnologia spesso non serve all’emergenza, perchè non c’è. C’è solo quando non serve e quindi è utile solo per perdere tempo sul web.
Ok, fine dello sfogo…