Quarant’anni sono tanti o pochi per un’azienda che fa vino?
Nel recente passato la domanda (lo so, perchè me l’hanno detto i diretti interessati) se la sono fatta, e più volte, nel castello di Poggio alle Mura a Montalcino, sede del colosso vinicolo fondato appunto quattro decenni fa, ovvero nel 1978, da John e Harry Mariani e guidato oggi da Cristina Mariani-May, terza generazione famigliare.
Dubbio comprensibile: se in tutto questo tempo molto vino è infatti e comunque scorso nelle botti, l’età non è in assoluto ragguardevole rispetto alla storia e alla tradizione di tanti altri vignaioli in Toscana, in Italia e nel mondo.
Si potrebbe però obbiettare che non si tratta di un’azienda qualunque.
Dimensioni a parte, che comunque il loro peso ce l’hanno (oltre mille ettari di vigneto tra Piemonte, Bolgheri, Chianti Classico e Montalcino, che da sola “prende” 900 ettari), ciò che rende Banfi un caso particolare è il ruolo specialissimo, diciamo pure fondamentale, che essa ha avuto nell’esplosione su scala mondiale del fenomeno Brunello. Un ruolo di promozione e sviluppo che anche le aziende più antiche e blasonate della denominazione gli riconoscono senza esitazioni.
Ruolo svolto nel bene e talvolta nel male, dice qualcuno. Di egemonia, dicono altri.
Opinioni.
Comunque stiano le cose, senza Banfi il Brunello e la Montalcino che conosciamo oggi sarebbero stati assai diversi, e certamente meno ricchi e famosi, da come li conosciamo.
Ma si diceva dei quarant’anni e dell’opportunità di celebrare la ricorrenza.
Dopo lunghe ponderazioni, hanno deciso di sì.
Come? Con una serie di eventi degustazioni e masterclass in giro per il mondo.
Il primo è stato il 15 maggio scorso a Siena (seguiranno Roma il 5 giugno alla Casa dei Cavalieri di Rodi e poi Zurigo, Firenze, Milano, Mosca, Berlino, New York, Hong Kong, Londra) nelle sale, comprese quelle non abitualmente visitabili, della magnifica Accademia Chigiana.
Sotto i monumentali alberi genealogici della famiglia Chigi-Saracini (quella di Papa Alessandro VII) hanno quindi trovato posto i quattro banchi di assaggio, curiosamente organizzati per decennio: 1978-1988, 1988-1998, 1998-2008 e 2008-2018. In ognuno era in degustazione un’annata delle etichette nate nel decennio medesimo. Poi c’era un banco a parte, il quinto, dedicato alle magnum: Poggio alle Mura Brunello 2007, Brunello 1995, Excelsius Toscana Igt 1999 e “Quaranta“, il vino speciale e celebrativo creato apposta per l’occasione con un assemblaggio di uve di diverse (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah) e di vendemmie diverse, tutte unificate dal fatto di essere state prodotte a Montalcino. In totale, 40 vini.
E’ stata una bella festa, resa solenne dal contesto architettonico (spettacolare il passaggio sulla balaustra, vedi qui, che domina sul salone della musica, quello dove si esibiscono per l’Accademia i più prestigiosi musicisti del mondo) e resa divertente dal fatto che la degustazione imponeva una scelta “metodologica“: seguire il criterio cronologico e quindi assaggiare tanti vini diversi sotto ogni punto di vista, ma appartenenti alla stessa decade, oppure quello tipologico e quindi andare per categorie (bianchi, rosati, rossi, spumanti, etc) facendo più volte la spola tra i vari banchi?
Io ho scelto il secondo, creando qualche disagio all’organizzazione perchè andavo appunto avanti e indietro, e spesso “contromano“, rispetto al flusso dei visitatori. Però ho goduto parecchio.
Anche perchè certe sale meritavano di essere viste più volte.