Nel panorama plumbeo della professione, è una delle poche lampadine che si sono (pur tardivamente) accese. Ma nel referendum raggiungere il quorum è indispensabile. Urne aperte domenica 5/12 dalle 10 alle 19 e lunedì 6/12 dalle 10 alle 14 nelle principali città di tutte le province.

Come qualche lettore di questo blog già sa, da due anni non rinnovo l’iscrizione all’Assostampa della Toscana e all’Fnsi, perché ritengo che il sindacato sedicente “unico” dei giornalisti non solo non difenda, né abbia mai difeso, la categoria alla quale appartengo, quella dei liberi professionisti. Ma li prenda letteralmente in giro.
In quanto moroso (e sul punto, credo, di essere per questo espunto dal libro dei soci), anche volendo non potrei nemmeno votare alle imminenti elezioni del 5 e 6 dicembre destinate a nominare i delegati per il prossimo congresso federale e ad approvare il nuovo statuto regionale dell’associazione.
Eppure, se ne fossi nella condizione, a votare ci andrei di corsa.
Non perché ritenga importante il vuoto rito congressuale (qualcosa con cui mi sono trovato in passato ad avere a che fare “dal di dentro”, da candidato cioè, e vi posso assicurare che è penoso per il traffico topesco e i bassi istinti che suscita). Né perché in Assostampa siedano, come in effetti siedono, colleghi che stimo sinceramente e che meritano sostegno per il contributo che danno (rectius: che in buona fede credono di dare a un istituto decotto). Bensì perché il nuovo statuto e certi suoi principi mi paiono l’unico segno di qualche vitalità in un mondo, quello del giornalismo regionale, dall’elettroencefalogramma tragicamente piatto.
Certo, tutto arriva tardi. Probabilmente troppo tardi. Ma se, come scrive il neopresidente Paolo Ciampi (in bocca al lupo!), si è finalmente arrivati a chiedersi come mai molti si domandino “a che serve ormai il sindacato?”, questo è il segno che qualche lampadina si è accesa in un’organizzazione che, diciamolo, potrà pure definirsi “l’organizzazione sindacale unitaria dei giornalisti”, ma in realtà riunisce appena il 20% degli iscritti all’Ordine della Toscana. Dei quali, di solito, solo un decimo va a votare e quindi contribuisce concretamente alle decisioni prese.
Le aperture del nuovo testo statutario sono molte e apprezzabili. Speriamo che servano ad attirare nell’alveo sindacale l’enorme massa di colleghi che sta “fuori”, sentendo giustamente di non aver nulla a che spartire con un sindacato dimostratosi capace finora di assistere solo gli “altri”.
Buon segno, ad esempio, che esplicitamente si preveda un’assistenza verso tutte le figure trasparenti del giornalismo (ma che poi producono il 70% del pubblicato). E che queste vengano espressamente menzionate: precari, freelance, collaboratori. La speranza è che agli estensori siano anche ben chiari la fondamentale differenza e talvolta gli opposti interessi esistenti tra queste diverse tipologie. E che non tornino a relegarle, come in passato, nel buglione indistinto dei “disoccupati cronici”. Positiva anche la norma per cui la sede dell’Assostampa diventa luogo aperto alle riunioni dei soci. E importantissima l’introduzione (subordinata all’emanazione di un apposito regolamento: sbrigatevi a farlo, però!) del voto elettronico, l’unico modo affinché le elezioni non rimangano il desolante ed oligarchico teatrino che sono state finora. Bene anche il divieto di cumulo delle cariche.
Insomma, qualcosa si è mosso.
Dicono i maligni che tutto ciò accade solo perché ci si è resi conto che come prima non si poteva più andare avanti. E io sono abbastanza d’accordo. Ma apriamo volentieri una linea di credito a questo nuovo corso.
Ecco perché, da quasi ex socio, invito i colleghi iscritti ad andare a votare: se non fosse raggiunto il quorum, tutto sarebbe inutile. E siccome a fondo ci andiamo già velocemente da soli, accelerare il processo non conviene a nessuno.